Google interpreta al 94% il contenuto delle immagini - Pino Galvagno, Consulente SEO
26/09/2016 Spiders 8558

Una importante notizia per tutti coloro che si occupano di ottimizzare la SEO delle immagini ci viene fornita dal blog ufficiale per le ricerche di Google.

Gli spider del motore di ricerca ora riescono a leggere al 94% il contenuto di una immagine, grazie a TensorFlow, una libreria Open Source per migliorare l'intelligenza artificiale del search engine.

In particolare veniamo a scoprire che grazie al decodificatore di immagini usato dal modello Inception V3 è possibile comprendere il contenuto di un file grafico con una accuratezza pari al 93,9%, rispetto al modello del 2015 dove la precisione era del 91,8% o a quello del 2014 accurato all'89,6%.

Migliorata la fase di fine tuning delle immagini

Grazie ai nuovi algoritmi è oggi possibile, per il motore di ricerca, effettuare una interpretazione accurata delle immagini, associando al file grafico il reale contenuto e permettendo così di poterlo posizionare e ricercare sulla SERP (e dai software collegati) per le effettive parole chiave, comprensive di long tail, associabili a quell'immagine.

In particolare il nuovo algoritmo combina due importanti modifiche:

  • il nuovo modello riesce a riconoscere meglio i differenti oggetti presenti in una immagine;
  • l'encoder, dopo aver scomposto l'immagine associandola a diverse query, le associa in maniera logica fra di loro, permettendo così la generazione di una descrizione dell'immagine più corposa, precisa e dettagliata.

Come cambia la SEO delle immagini?

Se una volta i consulenti SEO inserivano del testo sulle proprie immagini, con query pertinenti al contenuto da posizionare in cui il file grafico andava inserito, ora è possibile evitare questo artifizio, mirando più ad ottimizzare la user-experience dell'utenza che la scansione degli spider.

Dover inserire del testo sulle immagini spesso pregiudica la qualità del file grafico, rendendolo meno interessante all'occhio del visitatore, sopratutto per quanto riguarda l'inconscio di chi visiona l'immagine: mostrare una immagine senza doverla necessariamente spiegare con del testo fa infatti lavorare quella parte del cervello non razionale, che immagazzina le informazioni in maniera più duratura e importante.

Per cui diviene sempre più necessario inserire immagini che abbiano come soggetto l'argomento principale del contenuto che andiamo a realizzare, con il primo obiettivo quello di soddisfare l'esigenza dell'utenza e, grazie ai nuovi algoritmi di interpretazione dei file grafici anche quello del motore di ricerca.

Una immagine vale più di mille parole: Google legge il 94% del contenuto dei file grafici Condividi il Tweet

Finisce l'epoca di Google e dei Gorilla

A luglio del 2015 era emerso uno dei limiti dell'algoritmo per la decodifica delle immagini di Google, che aveva scambiato alcune immagini di persone di colore nero, confondendole con delle fotografie di Gorilla. Il caso aveva scatenato un putiferio sui social e dal motore di ricerca si erano scusati, rimuovendo l'associazione di query con le immagini, dicendo che sarebbero corsi ai ripari per migliorare l'azione dell'algoritmo al momento dell'interpretazione delle fotografie. Con questo nuovo algoritmo, grazie alla possibilità di riconoscere meglio le immagini non dovrebbero più succedere casi di questo tipo.

Riflessioni

La notizia mi è arrivata seguendo Martino Mosna su Google+, che nel post di condivisione effettua importanti riflessioni e per questo ve lo condivido su questo articolo

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Nato con la passione per l'informatica da mamma Access e papà ASP nel 2002 rinnego repentinamente la mia paternità facendomi adottare da papà PHP e mamma SQL.
Allevo HTML e correlati fiori in CSS mentre vedo i frutti del mio orticello SEO crescere grazie alla passione e alla dedizione della coltura biodinamica; perchè il biologico è fin troppo artificiale.
Realizzo siti internet a tempo pieno, nei restanti momenti mi occupo di redigere articoli per questo sito e saltuariamente far esperimento nel mare che è internet.

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