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Sito lento per colpa dell’host: scopriamo perché cambiarlo

Sito lento per colpa dell’host: scopriamo perché cambiarlo
Sommario

In questo articolo effettuerò alcune riflessioni, su un caso pratico di un mio cliente trattato in queste ultime settimane, per comprendere perché, nella realizzazione di un sito commerciale sia necessario ricercare un host performante e che non sia lento nell’esecuzione dei processi o nel servire i file all’utenza.
Il percorso che seguiremo in questo articolo è il seguente:

  1. Che problemi genera un host lento
  2. Le cause
  3. Analisi delle cause e della performance
  4. Possibili soluzioni

I due siti che porto come case history sono questo, su cui leggete l'articolo e un altro sito realizzato in Wordpress, che ha meno della metà delle plugin e un terzo dei post e delle pagine rispetto a posizionamento-seo e, conseguentemente, un database più snello e leggero.

Grazie ad un caso pratico scopriamo perchè ottimizzare la velocità di un sito web Share on X

Quali sono i problemi di un sito lento

Analizzando un caso pratico mi sono reso conto che un server lento impatta in diversi fattori, tutti molto importanti quando vi è l’intenzione di sponsorizzare una attività commerciale mediante pratiche di webmarketing.

Penalizzazione nei risultati di ricerca

Un server lento influisce sul caricamento delle pagine, per cui pur se l’utenza troverà il nostro sito mediante ricerca organica su un search engine, non vedendo servite le pagine in tempi accettabili, potrebbe abbandonare la navigazione e non scegliere di visualizzare il nostro sito dirigendosi verso un risultato diverso proposto dalla SERP, per le parole chiave relative all’argomento ricercato.

Ricordiamo sempre che una delle leggi dell’usabilità e della SEO on-page identificano in massimo sette secondi il tempo di attesa di un utente, nel caricamento di una pagina web.

In particolare su smartphone, dove generalmente viene aperta una finestra per volta, è necessario che la pagina si carichi velocemente, anche se la connessione mobile è lenta a causa di mancanza di campo.

Campagne di advertising meno performanti

Quando effettuiamo attività di advertising, mediante campagne sponsorizzate ad esempio con Adwords, è necessario che la pagina di atterraggio si carichi con facilità, altrimenti l’utenza sceglierà un risultato diverso, sprecando il budget che abbiamo investito.

Se poi vogliamo effettuare attività di profilazione dell’utenza, mediante campagne di retargeting o remarketing è necessario che l’utenza visualizzi la nostra pagina e che venga caricato lo script necessario a inserire l’utente negli elenchi su cui effettuare questa tipologia di campagna sponsorizzata.

Tasso di conversione più basso

Un sito web lento, per colpa del server, limiterà la navigazione e l’interazione dell’utenza. In particolare se la renderizzazione degli elementi di pagina avrà tempi biblici aumenterà il rimbalzo sulle pagine limitando pesantemente le conversioni effettuate dai visitatori.

Possiamo offrire il miglior servizio o prodotto sul mercato, ma se l’utenza non riuscirà ad acquistarlo per problemi tecnici, tutto il nostro lavoro sarà invalidato.

Alcuni dei motivi per cui un server è lento

In genere meno spendiamo per il noleggio di un server e meno sarà performante. Sul web poi possiamo trovare diverse offerte e in alcuni casi, a parità di costi, possiamo trovare servizi ben diversi uno dall’altro.

Per siti di piccole dimensioni, in cui il budget è limitato e se non si dispone di un virtual host dedicato, è necessario acquistare un host condiviso, dove possono insorgere alcuni problemi a limitare la velocità.

Spazio host condiviso da più utenti

Quando dobbiamo scegliere un sito per un “cliente una tantum” ossia per la realizzazione di un singolo sito di cui non ci occuperemo in futuro di rinnovo dominio e host, è opportuno  scegliere un prodotto da far gestire in autonomia al committente. In questo caso a prezzi accettabili vi sono in genere host condivisi, che costando meno sono meno performanti rispetto ad un host dedicato.

Hosting condiviso, cos’è?

In un hosting condiviso vengono suddivise le risorse del server tra i siti ospitati sulla macchina. Spazio fisico e banda (ossia la quantità di dati che è possibile scambiare in un dato intervallo di tempo) verranno così suddivisi tra le centinaia di siti presenti sulla macchina.

Differenze tra provider seri e poco seri (overselling)

Un provider serio quando offre un hosting condiviso specifica sin da subito i limiti della banda e dello spazio fisico, in funzione delle risorse hardware  e di connettività del server.

Un host meno serio, che naturalmente sconsiglio, non pongono limiti a prezzi relativamente più bassi e offrono caratteristiche “illimitate” o per il costo del servizio spropositate rispetto ai provider più seri. E’ questo il fenomeno dell’overselling in cui il server vende più spazi di quanto può ospitare, confidando nel fatto che la maggior parte dell’utenza non sfrutti appieno lo spazio o la banda a disposizione. Se però i limiti vengono superati l’host diviene non più raggiungibile a causa di condizioni di instabilità e sovraccarico delle risorse.

Nessun sistema di cache

Un server performante è provvisto di un sistema di cache, per creare una copia statica dei contenuti dinamici non modificati e servirla all’utenza più velocemente. Ad esempio un efficiente sistema di cache lato server è Varnish, ma non tutti gli host condivisi la offrono e in un server dedicato per utilizzare un servizio simile è necessario installare e configurare pacchetti aggiuntivi.

Hardware non performante

Un server è un computer e come ben sappiamo l’hardware che compone la macchina si degrada a causa dell’uso. In più, di anno in anno, viene rilasciato dell’hardware più potente e performante. Per questo è opportuno ricercare un host che offra un servizio di aggiornamento dei componenti fisici del server frequente e periodico.

Frequenti interventi di manutenzione

Da esperienza su diversi server condivisi mi sono reso conto che negli host meno performanti spesso vengono effettuati interventi di manutenzione che pregiudicano l’uptime della macchina. Se questi interventi vengono effettuati frequentemente e se il server non è strutturato per suddividere il carico di lavoro, tra macchine diverse, il sito rischia di andare offline per tempi variabili, in funzione dell’intervento.

Per questo è opportuno analizzare  la percentuale di uptime del nostro host, grazie a tool online come ad esempio Uptime Robots, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo dedicato a come monitorare lo stato di salute dei siti internet, cosa che ho fatto per il sito in cui notavo problemi di caricamento. Dopo un paio di mesi di esame ho poi esportato i dati e ho costruito i due istogrammi a seguire, dove potete vedere i due siti, su server diversi, a paragone. Sono segnate le date di down time e il tempo in cui sono stati giù, le sommatorie sono i diversi momenti di down time nel corso della stessa giornata, in cui il sito è salito e sceso. Ho configurato Uptime Robots per segnalare un down solo dopo almeno 5 minuti in cui non riesce a raggiungere il sito.

In un paragrafo a seguire vedremo poi la schermata, con le percentuali di uptime settimanali e mensili, fornito da Uptime Robots relativo ai due casi pratici di cui parlo.

Database su server diverso

Quando realizziamo un sito web dinamico come Wordpress, che immagazzina i dati su un database, è opportuno che la base di dati sia presente sulla stessa macchina (localhost) e non su una macchina differente, in quanto potrebbe aumentare i tempi di risposta delle pagine.

Crescita del sito non proporzionale al server

Quando il nostro sito cresce troppo rispetto alle risorse che il nostro server può offrire possiamo incominciare a notare problemi relativi alla velocità.

In particolare possono rallentare la velocità di renderizzazione di una pagina i seguenti fattori:

  • aumento sconsiderato dei record del database;
  • peso dei file inglobati sulla pagina, come le immagini;
  • numero e peso dei file presenti sul server, rispetto allo spazio disco;
  • accessi, da parte dell’utenza, superiori alla banda che abbiamo a disposizione;
  • installazione di servizi o script che richiedono troppe risorse all’host su cui è presente il nostro sito;
  • attacchi Ddos;

Come comprendere se un server è lento

Sono diversi i tool che ci fanno comprendere se un server è lento, poco performante o sovraccarico. In alcuni casi però non è colpa del server, ma del sito che esegue troppi script per le risorse a disposizione.

Analisi dell'uptime e downtime del sito

Come già spiegato in un precedente articolo un tool online per analizzare la percentuale di uptime di un server è Uptime Robots. Una volta configurato ci invierà una email ogni qual volta il sito andrà giù e tornerà su. Vi è poi, all’interno del pannello, la possibilità di analizzare graficamente questi dati e nel caso di esportarli e importarli in un programma spreadsheet.

Strumenti di analisi della velocità

Come abbiamo già visto, in un articolo dedicato agli strumenti gratuiti per analizzare la SEO on-page di un sito web, i tool online per analizzare la velocità di un server sono diversi.

In particolare vi mostro tre screenshot relativi ai test effettuati con Pingdom, tutti con analisi effettuata da server a Stoccolma verso il server che ospita i siti e che per tutti e tre i casi è a Parigi, per comparare la velocità di:

  • questo sito, su un virtual host performante;
  • il sito di cui ho notato problemi di velocità su host poco performante;
  • il sito una volta migrato sullo stesso host in cui è piazzato posizionamento-seo.com;

Nella prima immagine, per comprendere meglio i dati, ho evidenziato le sezioni a parer mio più importanti, di cui vi lascio legenda:

  1. il tempo di caricamento dell'intero sito;
  2. le dimensioni della pagina analizzata (in genere conviene dare in pasto l'url dell'home page);
  3. dopo quanti secondi viene rilasciato il primo bite, ossia dopo quanto tempo una volta interrogato il sito il server restituisce i primi dati. Più breve è questo tempo, più veloce è il server;

Messaggi della Google Search Console

avviso sitemapNel caso pratico mi sono reso conto, che oltre ai tool di analisi della velocità, anche la Google Search Console rileva alcune pagine web servite lentamente.

In particolare, come vedete nello screenshot del sito di cui ho notato problemi di velocità, l’ex pannello per Webmaster di Google, ci mostra nella sezione dedicata alla sitemap XML, se alcune pagine inviate all’indice del motore di ricerca Google sono servite con tempi non performanti. Lo strumento però non rileva se la colpa è dovuta al server, agli script del sito o a contenuti inclusi nella pagina troppo pesanti.

Possibili soluzioni in caso di host, server e conseguente sito lento

Se a seguito di analisi delle performance del nostro host, scopriamo che è lento e limita il tempo di caricamento del nostro sito, le soluzioni non possono che essere due:

  • Migrazione del dominio a un host più perfomante e che offra garanzie sui server di sicurezza e stabilità.
  • Passaggio ad un piano più performante e conseguentemente più caro sullo stesso host, che offra una garanzia di velocità più elevata nel servire il nostro sito.

In entrambi i casi è necessario valutare la differenza tra i costi di un possibile nuovo host e dell'operazione di migrazione del sito a fronte del passaggio ad un piano migliore sullo stesso server.

Conclusioni

Sicuramente è opportuno, in fase di realizzazione di un sito internet ad uso professionale, scegliere un host che ci offra oltre alle solite garanzie di assistenza, delle risorse performanti e se possibili scalabili, in modo da poterle adeguare ad una possibile crescita e sviluppo del nostro sito.

Se al contrario dobbiamo effettuare un restyling di un sito web o se ci hanno contattato per migliorare il posizionamento di un sito sui motori di ricerca e ci rendiamo conto che uno dei problemi è la lentezza del server cerchiamo di migrare ad un nuovo host quanto prima.

In particolare il caso che ho affrontato e che mi ha portato a scrivere questo articolo è di un sito che in fase di realizzazione e per scelte non mie è stato piazzato su un hosting condiviso di OVH (il piano WEB Pro da 4,99 € + IVA/mese), che devo dire mi ha particolarmente deluso per i frequenti down, per il database su macchina differente e per la lentezza di risposta. Per questo ho migrato il sito su un mio simple hosting su gandi.net da 4 € + IVA al mese, dominio escluso. Se siete interessati a scoprire alcune informazioni di più su gandi.net e su un raffronto con un altro hosting che non mi ha soddisfatto vi consiglio la lettura di un mio precedente articolo sull'argomento.

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Commenti

Rispondi 16-11-2017 13:39
Massimo
Interessante articolo, ma l'analisi dei problemi non è del tutto corretta. La prima causa della lentezza del sito non è il server, ma il software, la scarsa competenza dei programmatori (in cui includo anche l'uso assurdo del database nel 99% dei casi). Il primo problema è Wordpress, che tutti usano, perché si fanno i siti in frett e con bei template, che fanno felici i clienti incompetenti (ai visitatori interessa il contenuto, non l'estetica). Wordpress è fatto per grandi portali, quindi è molto complicato e per questo molto lento (oltre che pieno di problemi). Per questa ragione dopo i primi test io mi sono fatto un mio CMS, molto più veloce, ma soprattutto molto più semplice da usare per l'utente. Il secondo problema sono i programmatori. Lasciamo perdere i casi estremi di quelli che usano immagini pesantissime perché sono più belle (e a volte non conoscono nemmeno la differenza fra PNG e JPG). Colpisce invece la venerazione dei programmatori per i data-base: probabilmente hanno letto i manuali di informatica come i Vangeli e non come testi da capire e meditare. I data base servono per dati con strutture molto complesse, non certo per semplici tabelle o strutture ad albero come quelle dei siti. Io da molti anni non trovo più applicazioni in cui servano realmente i data base (ho persino mandato in fallimento una società francese concorrente che usava i DB, mentre il mio software non lo usava). Infatti il mio CMS non usa data-base e nemmeno pseudo DB con flat file, ma semplicemente la struttura ad albero del file system nativo di Linux: con questo approccio il sito diventa 10 volte più veloce, quindi non devo nemmeno buttar via soldi per hosting costosi come suggerisci tu. Di conseguenza ho decine di siti su Aruba (27 euro anno, meno quando ci sono sconti), alcuni con migliaia di pagine: senza ottimizzazioni ho un rate di Google Speed di oltre 80%, ottimizzando supero il 90%, contro una media del 50% dei siti fatti con Wordpress. Quindi un consiglio: lascia Wordpress agli incapaci, abbandona la tua matrigna SQL, e usa tranquillamente hosting molto economici.
Rispondi 25-11-2017 09:11
Pino
Ciao Massimo, il tuo discorso fila perfettamente, però non è relativo al caso in esame in questo articolo. Prima di comprendere se la causa del rallentamento è il software è opportuno analizzare se il collo di imbuto (per la velocità è l'host), come ho fatto nelle analisi che propongo nel post. In questo caso, dopo aver compreso dove fosse il problema più grave (il primo byte servito dal server dopo parecchio tempo dalla richiesta del client) ho infatti migrato lo stesso software da un host all'altro riscontrando un notevole miglioramento in termini di velocità. Naturalmente a seguire per velocizzare ulteriormente ho effettuato interventi sul software.

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